venerdì 22 giugno 2012

INGENUITÀ E CRIMINALITÀ

  • INGENUITÀ E CRIMINALITÀ
    ANCORA SUL PARCO DELLE CASCINE DI PIOLTELLO
    PERCHÈ UN REGALO (AGLI SPECULATORI) NON È SOLO UN REGALO
    Mario De Gaspari
    In un mondo senza incertezza solo i matti utilizzerebbero la moneta come riserva di valore. Lo sosteneva Keynes, per il quale il tratto essenziale dell’economia capitalistica è proprio l’incertezza. La moneta è un’attività finanziaria, come lo sono le azioni, le obbligazioni e ititoli del debito pubblico. Un portafoglio diversificato di un’unità finanziaria contiene un po’ di tutto e si sposta su attività più o meno rischiose a seconda che prevalgano l’ottimismo o il pessimismo.
    Nelle fasi euforiche le preferenze vanno alle attività a rischio, nelle fasi incerte alle attività sicure (come la moneta o i titoli del debito pubblico, se questi ultimi sono ritenuti sicuri). Il problema è che se tutte le unità finanziarie seguono questa specie di logica, come sembra avvenga, l’unica cosa certa è che dopo l’euforia ci sarà la depressione. Infatti se anche le banche sono guidate dalla logica prospettive euforiche/investimenti a rischio, nel momento dell’incertezza saranno indotte alla tesaurizzazione della moneta, né più né meno come tutte le altre unità finanziarie, e quindi causeranno la temuta stretta creditizia e, in casi particolari, il temutissimo crollo dell’erogazione del credito. fin qui è tutto chiaro e lineare ed è a partire da considerazioni di questo tipo che prendono forza le posizioni di coloro che chiedono di vietare o regolare le attività rischiose delle banche: lo steagall glass act del ’33 e la legge bancaria italiana del ’36 andavano proprio in questa direzione ed erano risposte adeguate all’economia della crisi. L’abbandono di queste leggi va considerato invece una risposta coerente con il clima culturale e le aspettative dell’economia del boom. Infatti tutto è cambiato quando, eravamo nella metà degli anni ’60, si è cominciato a pensare che l’economia e la finanza erano destinati all’espansione perpetua e che semmai l’unica incertezza riguardava il tasso di crescita.
    Il campo dei valori immobiliari si comporta in maniera omologa, perché anche i valori immobiliari hanno caratteristiche finanziarie. Quindi nei periodi di boom, di euforia immobiliare, prevalgono gli atteggiamenti e le posizioni a rischio, sia da parte dei proprietari e dei costruttori (che a volte ma non necessariamente coincidono), sia da parte dei risparmiatori (che invece di tesaurizzare moneta investono nel mattone), sia da parte delle banche. col passaggio dall’euforia alla depressione le posizioni ultrspeculative tentano di diventare speculative e quelle speculative tentano di diventare coperte. L’operazione è però impossibile nell’insieme perché la caduta di valore dei beni è causata e si riflette sui flussi di contante attesi (mutui e rimborsi dei prestiti). Le banche si trovano esposte non perché e sopravvenuta la crisi del mercato immobiliare, ma perché a causa della crisi le posizioni speculative e ultraspeculative non possono più essere convalidate dai flussi di contante.
    Una politica urbanistica espansiva da parte dei legislatori e dei comuni nei periodi euforici rafforza le aspettative e spinge al boom, nei periodi di depressione ha l’unica funzione di convalidare le posizioni speculative o ultraspeculative degli immobiliaristi, senza benefici né per i costruttori né per i risparmiatori, perché può al massimo riposizionare gli immobiliaristi verso le banche, ma non può rimettere in moto il flusso di contante.
    Se la generosità comunale verso gli speculatori immobiliari è comprensibile nel clima culturale dell’euforia finanziaria, nel clima della depressione è solo la spia di una criminale complicità.

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